Il Flusso

The Map

Thursday, November 10, 2011

Sull'isola

Un’altro giorno a Manhattan, un altro giorno di sole, un altro giorno sull’isola che c’é. Siamo qui da più di una settimana. Da un lato ci sentiamo a casa, qui al quinto piano di Edgecombe 409. Dall’altra se vuoi perderti puoi, sempre.

Ieri sera siamo andata a fare un giro a Financial District. Siamo usciti alla fermata Wall Street senza capire bene dove era Wall Street. Le strade strette e la verticalità come non la si é mai vista. Abbiamo girato come trottole nella zona, all’ora in cui tutti gli impiegati escono correndo e gridando dagli uffici. Volevamo fare un giro da quelle parti ancora con la luce ma alla fine siamo arrivati lì che era già notte. I bus che passano, gli alterna che occupano Wall Street, i turisti (noi) e Ground Zero. Una sosta al museo di memorial del 9/11 dove si può vedere un video, qualche libro che raccoglie le foto dell’11/9 fatte dagli abitanti di NY (alcune anche da evitare secondo noi) e qualche reperto, come un pezzo di palazzo, un elmo di un pompiere, delle carte bruciacchiate. Non sembra di essere nel posto dove é successo tutto questo. Lo si é visto talmente tante volte in tele e in video che per me l’11/9 é successo in televisione, non per davvero.

Ci siamo poi spostati a Soho (South of Houston), quartiere di baretti e ristoranti. Per mangiare chiaramente. Gnam! Siamo andati da Arturo’s, pizzeria che ci é stata consigliata addirittura da Jalalu (per chi ancora non lo conosce guardare qui) che a NY ci ha vissuto. Pizza e musica live, questa sera: pianoforte. Buona, ma non é la pizza che si mangia a Bari. Dario ci propone di trovarci al Side Walk Café, dove questa sera ci sono concerti acusticheggianti. Arriviamo e c’é una specie di Avril Lavigne con musicisti depressi (compagni della scuola di musica) che, ok, ha una bella voce, ma ce lo si dimentica subito quando inizia a dimenarsi sul palco. Ed ha sù le ghette (espressione tipicamente ticinese, da quel che dice Dario). Il secondo artista é una specie di bambino vestito da Beatles che sembra un cameriere (così si é definito lui stesso). Più che cantare scrive canzoni, perché ad ogni pezzo invita un interprete sul palco, o uno strumentista. Notevole il coglionazzo che canta con lui la seconda canzone. Notevole perché sembra un coglionazzo ma ha una voce che ci lascia tutti a bocca aperta. Ci diciamo che tutti quelli in sala sono gli amici ed i parenti dei musicisti. Ed é proprio così perché come finisce il concerto spariscono tutti. E arrivano gli amici del gruppo seguente. Gay. Il gruppo seguente é un chitarrista one-man-band con effettini e loop, tecnicamente strabravo. Presumiamo sia gay, perché tutti i tipi in prima fila si abbracciano e si baciano appassionatamente durante il concerto. Un tizio con baffoni alla Freddy Mercury fa le foto a lui e al pubblico. E noi pure.

L’ultimo gruppo sembrava essere il più promettente, anche se il cantante é stonato e scordato. Ma ci crede davvero. Voleva dire quello che cantava. Anzi doveva. Ed é quel che conta. Ma non ce l’abbiamo fatta. La serata é finita così, con un gioco di carte per scroccare un dollaro e un falafel. Domani é un altro giorno sull’isola che c’é.

1 comment:

camylane said...

A San Francisco Fede ed io siamo stati a vedere cabaret, un'attività che consiglio spassionatamente! Ristorantini e locali specifici non mi vengono in mente, nei miei ricordi newyorkesi ho cose banali come la Statua della Libertà, l'Empire State Building, Central Park, ecc. Vederle dal vivo dopo averle viste in tv e nei film per tanto tempo mi ha affascinato molto. Uhm, ora che ci penso ho passato una serata folle in diversi locali, l'ultimo proprio da film, popolato da gente della notte, dove se mi avessero servito un Bloody Mary bloody sul serio non mi sarei stupita più di tanto. Ma proprio non ricordo il nome e non saprei minimamente piazzarlo su una mappa, ero a traino di un'amica della mia coinquilina brasisliana. Provo a informarmi.