Dopo 4 mesi che siam qui abbiamo finalmente attraversato il ponte di Brooklyn a piedi. Con altri 2000mila turisti. Per quelli che verranno a trovarci sappiate che non lo rifaremo. Gné!
Monday, February 20, 2012
Thursday, February 16, 2012
Sono tornata sul posto del delitto e ho sparato
È un po di giorni che ho in mente questo titolo per un post del blog e il contenuto è ormai troppo vecchio per essere interessante. O forse non interessante, ma il bello del blog non è quello di scrivere adesso per adesso? Ogni giorno mi dico che faccio un buon proposito del giorno e che da ora in poi almeno una volta alla settimana scrivo, se no cosa l'abbiamo fatto a fare questo bloggo ammericano? Non sono molto creativa questa sera, la mia amica Charlotte ha scritto sul suo profilo di facebook (eh si) "cherche des miettes de sommeil sous l'oreiller" e io dico che le cerco pure io queste briciole di sonno. Strano poi, perchè ultimamente dormo come una bambina. Sarà il mio nuovo ritmo di vita o cioè il non ritmo, sarà che ho finito la benedetta scuola e ho deciso di iscrivermi ad un nuovo corso. Sarà che siamo fortunati a poter dire che spariamo, al presente (pure ad harlem sparano, ma è un altro discorso, i poliziotti bravi sparano al cattivo, che muore). Promesso, la prossima volta saprò cosa scrivere!
(o ma perchè il titolo non è verde? e poi mica scrivo solo quando non riesco a dormire... solo a volte si scrive meglio, di notte)
Tuesday, February 14, 2012
Wednesday, February 08, 2012
Questo l'ho scritto 2 settimane fa e mi ero dimenticato di postarlo
Ci siamo! Non abbiamo (ancora) abbandonato il blog. E vero che diventa difficile scrivere regolarmente ma ecco, ci proviamo. Anche se é difficile trovare la cosa giusta da scrivere, da farvi sapere. Una rilfessione che abbiamo fatto ultimamente con alcuni nostri amici é che questa città offre talmente tanti imput, stimoli ed opportunità che a uno poi non gli viene più di dire la sua. Di scrivere, di fare, suonare o fotografare. O meglio, ci sono talmente tante cose da dire che non si sa da quale cominciare e si preferisce non dire niente. Ma questo non fa bene. Bisogna esprimere e lanciarsi, quando lo imparerò? Bisogna cercare di dire qualcosa su tutto, farlo male chissenefrega, ma farlo e poi migliorarsi.
Le ultime uscite, nei weekend di lungo girovagare, mi hanno portato a bazzicare il Lower East Side, di giorno e di notte. E un quartiere che da sempre é un miscuglio di culture, é il quartiere dove i migranti arrivavano e cercavano di tessere i primi legami con l'America, dove si cercava un lavoro e un tetto. E chiaramente ogni migrante entrava in contatto con la gente del suo paese e della sua cultura. Il Tenement Museum é un museo che permette di girare il quartiere e di entrare con una guida nelle case che erano quelle dei migranti, ricostruite ed arredate come all'epoca. Ho fatto uno di questi giri e il gruppo di americani 50enni che visitavano con me la casa di una famiglia siciliana parlavano della depressione degli anni '30 con una forte intensità emotiva. La storia di chi ha lasciato il proprio paese per andare in America rimane affascinante proprio perché la distanza temporale é di una o due generazioni al massimo. E il mito del sogno americano non é ancora tramontato. Abbiamo conosciuto più di una persona che é venuta qui perché ha vinto la green card: la parrucchiera russa, la batterista francese, la cantante jazz giapponese. E questa gente poi rimane qui perché si abitua a un certo standard di vita o perché crede di vivere nel sogno americano che ha tanto sognato e sa come amici e parenti lontani lo immaginano qui nel "Lamerica". Ma la realtà poi é diversa, lo si sa, lo sapete e trallallà.
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