Lasciato
l’hostel, ritirato la macchina e gps siamo ora in un diner, sempre a Denver,
prima di partire per le Rocky Mountains per fare campeggio. Questa tournée di
congressi tra Virginia e Colorado é stata intensa e emozionante dal punto di
vista lavorativo. Qui a Denver soprattutto ho incontrato nuovamente un
professore che ha ispirato parecchio la mia tesi. Andarsene in giro a
sbevazzare a scrocco al congresso per il quale non ho pagato un ghello e
ricevere un « text message » da Dale Dannefer mi ha dato una certa
soddisfazione, visto che sono praticamente 5 anni che leggo tutto quello che
scrive. Poi mi ha presentato ad altri grandi big nel mio campo e sentirli
parlare tutti insieme é stata una grande emozione. Il congresso dell’America
Sociological Association é immenso, ci sono circa 4000 sociologi che vi
partecipano, ma all’interno si creano, come in tutti sti grandi congressi, dei
piccoli mondi di interazioni dove é importante inserirsi e interessarsi. Altrimenti
si torna a casa con niente di fatto. Poi il centro dive si é tenuto sto congresso
é una cosa colossale, lussuoso, ascensori, scale mobili, camerieri, stanze per
le presentazioni spettacolari, un lusso a cui non sono abituato. Denver sembra
una città fatta apposta per cose del genere. Oltre a questo, Denver ci ha anche
sorpreso in positivo, é una città dinamica e rilassata. Ci sono sti grandi
palazzoni grattacieli, ma le strade sono larghe, si respira aria fresca, non
c’é lo stress e la corsa, non c’é la massa di gente che c’é a NY. A parte i
4000 sociologi che sgambettano in giro per la città durante questi giorni. Anche
la gente é simpatica e cordiale. Pure i barboni che si aggirano nel centro
città danno un colorito buffo alla città, non sono volgari e ridono sempre
sbronzi e strafatti.
8.30 di
mattona. Siamo al 11th Avenue Hostel, un ostello grezzo dove si aggirano
personaggi loschi. La nostra camera ha un odore strano, forse é il
disinfettante che hanno usato per eliminare i bed bags, animaletti succhiasangue
che ogni tanto si trovano in questi posti zozzi. In ogni caso la nostra stanza
non é niente male, e non ci sono i bed bugs, forse appunto perché l’hanno
disinfestata. La finestra da sul cortiletto interno dell ostello. Guardando
fuori attraverso la grata due persone fumano, fanno una pausa dal loro lavoro.
Un uomo vestito bene, pantaloni neri, camicia e cravatta con le maniche
rimbocccate. Una donna in calzoncini e maglietta neri, con un cappellino. Entrambi
sono concentrati sulla loro sigaretta, non si vedono tra di loro ma io li vedo
entrambi. L’uomo é appoggiato al muro, al sole. La donna all’ombra, in piedi e
fuma con più frenesia, come se avesse fretta di finire la sigaretta e tornare
al suo lavoro. L’uomo invece é più rilassato, si gode i raggi di sole
mattutino. Un terzo personaggio si aggiunge alla scena ; delle lattine
volano per terra dal container, un barbone le sceglie dalla spazzatura per
guadagnare qulche soldo. E il mestiere dei barboni per bene, quelli che fanno
qualcosa per la società e che contribuiscono alla raccolta differenziata per
qualche spicciolo da spendere in alcool. I due fumatori finiscono praticamente
contemporaneamente la loro sigaretta, la buttano per terra e se ne tornano al lavoro,
prendendo strade diverse. Rimane solo il tentennare delle lattine che atterrano
per terra lanciate dal barbone, rimane solo questa scena da film, vista da un
ostello da film, in un cortiletto interno che non può non ricordare un film.
3 comments:
e' bello anche lasciare commenti alla cxxxo.
...Ci sono (almeno) 4000 sociologi al mondo!?!?
Èbbene sì! Ed erano solo quelli americani pensa un po'! Un giorno invaderemo le neuroscienze, muahahahah!! (ghigno malefico)
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