Thursday, May 31, 2012
Flusso
Aspettando la continuazione del racconto del viaggio di Aline e le foto, scrivo un post di getto, così. I giorni scorsi é arrivato il caldazzo insopportabile, anche se ora si sta di nuovo bene. Abbiamo avuto un assaggio di quello che ci aspetta quest'estate, e un po' ci spaventa. Ma é sempre questione di abitudine. E un periodo strano questo, stamattina mi sono svegliato e mi sentivo al mare. In effetti il mare non é così lontano, magari ci si farà una capatina il weekend prossimo, chissà. Nel frattempo facciamo bbq nei posti dove non si può fare bbq la sera che hanno annunciato la tempesta (che é poi arrivata), andiamo a vedere l'amateur night allo storico Apollo Theater, incontriamo nuova gente e salutiamo gli amici che partono. Questa città é un flusso, mai aspettarsi la stessa cosa dalla gente, dai posti. Sempre rivisitare e rivedere. Ciao!
Tuesday, May 22, 2012
13 maggio
Premessa, questo l'ho scritto in macchina tra il 13 e il 14 maggio. Ora siamo il 20, di ritorno da New Orleans dopo trenta ore di viaggio, incredibilmente le trenta ore più rapide vissute fino a ora. Tra New Orleans e gli indiani dello smoky mountains ne sono successe di cose, belle e meno belle, come il furto con scassinamento compreso della nostra macchina nel parcheggio di Graceland, la casa di Elvis a Memphis. Fuck Elvis, è stato il nostro motto dopo aver salutato il ranger con i mitra nella macchina. Si, fuck elvis, perchè i ladri si sono portati via il sacco di Dario e Raquel con i loro passaporti, visti.... insomma tutto, pure l'apparecchio dei denti di Raquel e gli occhiali di Dario, quel genere di cose che ti fan girare le balle. Ma tante cose belle. Paesaggi nuovi, la tranquillità e la gente. Non anticipo il resto, sarà il prossimo post, con foto comprese, visto che essendo a casa ora ci tocca selezionare tra il centinaio di foto scattate. Promesso, cercheremo di essere più rapidi del post del 13 maggio pubblicato il 20 e un pò più chiari di questi ultimi scritti in macchina... che non è mai come scrivere tranquilli al computer di casa, tra l'altro, ora vado a controllare che il computer è sempre al suo posto segreto dove l'ho nascosto prima di partire.
Piove. In macchina nel parco nazionale Smoky Mountains verso Nashville, abbiamo appena passato Cherookee, una riserva indiana con insegne lungo la strada "real indians dancing", ci sembra di essere in un safari, in macchina, sulla destra i leoni, alla vostra sinistra le giraffe. Souvenirs, mocassini, coltelli indiani. Ma dove è finito il rispetto per questa cultura? Non c'è mai stata. E spaventa, sembra una grande presa in giro, una burla. Una settimana fa eravamo a coney island di sabato e, con raquel e france siamo andati a vedere il freak show, una specie di circo di persone strane, la donna senza mani e la faccia ricucita che giocava con il fuoco con come sottofondo musicale pj harvey. La donna che mangia i coltelli, ma davvero, si è infilata una lama fino a quasi l'ombelico, dentro. Beh, qui ci sembra pure di essere al freak show. Non siamo neanche scesi dalla macchina per vedere questi poveri indiani, probabilmente ubriachi. Ieri sera abbiamo dormito ad Asheville, una piccola cittadina "di artisti", specie di hippies, alternativi vestiti da alternativi e negozi alternativi. Chissà chi decide che in una tale città la gente è artista, o alternativa. Dopo aver vagato poco, decidiamo di fermarci a dormire, perché tanto é tardi. Dormiamo al sweet peas, un ostello centrale con camerate senza porta né muri. Ma è bello e pulito. L'unica cosa bella di asheville è la vita notturna. E quindi siamo usciti, mangiato bene super bene cucina del sud con aperitivo "entree" spettacolare con pane buono! caldo e miele e marmellata. Poi, per l'allegria di Dario, siamo andati in un bar dove a mezzanotte ci sono le dragqueen. Raquel ci convince, dicendoci che gli spettacoli drag sono una figata, a Madrid, appunto. Ma ad Ashevile no, dovremo recuperare a Ny, perché le tre dragqueen di asheville non facevano tanto oltre a canticchiare in playbeak e a prendere soldi dal pubblico. c'era la dragqueen con la faccia da ananas, quella nera che sembrava davvero una donna, e poi la capa, stilo david bowie, che ha chiesto al pubblico se c'era gente che era lì per la prima volta, e noi abbiamo fatto finta di niente, mica volevamo dire a tutti che non c'entravamo niente e che venivamo da new york ma in realtà dall'Europe, perché nessuno ci crede quando diciamo che veniamo da new york? Che poi il bar, gay, era anche carino, ma Priscilla la regina del deserto non é apparsa, siamo tornati in ostello, un pò ubriachi e contenti, di stare insieme nel north carolina. Ora c'è proprio la nebbia nelle smoky mountains, ascoltiamo vic chesnut e collassiamo un pò in questo trip mentale tutto bianco. Non possiamo neanche aggiungere foto nel blog, ma immaginatevi il bianco, la nüfenen con la nebbia, con gipponi più grandi dei nostri e qualche indiano che cavalca facendo rumore con la bocca, questo nella vostra immaginazione. Pur essendoci un sacco di assurdità qui é difficile, quasi impossibile non pensare a chissà com'era prima. Com'era questo paese quando i coloni erano ancora a casa, quando i nativi mangiavano ostriche e cacciavano bufali? É assurdo, difficile da conciliare, difficile, impossibile da dimenticate. Perché poi una volta che si pensa agli indiani, ai nativi, poi ci sono i neri, gli schiavi e il discorso diventa un altro ancora, e non si finisce piú. Ma la storia é così giovane qui che ci sentiamo vecchi, e pieni di giudizio, perché non se ne parla mai abbastanza, della storia, di tutta quanta. Questa sera dovremmo arrivare, nebbia permettendo, a Nashville. Country music, sale da registrazione per un'ora dai 20 ai 100$, stivali da cow boys compresi nel prezzo con l'hot dog e la coca.
Piove. In macchina nel parco nazionale Smoky Mountains verso Nashville, abbiamo appena passato Cherookee, una riserva indiana con insegne lungo la strada "real indians dancing", ci sembra di essere in un safari, in macchina, sulla destra i leoni, alla vostra sinistra le giraffe. Souvenirs, mocassini, coltelli indiani. Ma dove è finito il rispetto per questa cultura? Non c'è mai stata. E spaventa, sembra una grande presa in giro, una burla. Una settimana fa eravamo a coney island di sabato e, con raquel e france siamo andati a vedere il freak show, una specie di circo di persone strane, la donna senza mani e la faccia ricucita che giocava con il fuoco con come sottofondo musicale pj harvey. La donna che mangia i coltelli, ma davvero, si è infilata una lama fino a quasi l'ombelico, dentro. Beh, qui ci sembra pure di essere al freak show. Non siamo neanche scesi dalla macchina per vedere questi poveri indiani, probabilmente ubriachi. Ieri sera abbiamo dormito ad Asheville, una piccola cittadina "di artisti", specie di hippies, alternativi vestiti da alternativi e negozi alternativi. Chissà chi decide che in una tale città la gente è artista, o alternativa. Dopo aver vagato poco, decidiamo di fermarci a dormire, perché tanto é tardi. Dormiamo al sweet peas, un ostello centrale con camerate senza porta né muri. Ma è bello e pulito. L'unica cosa bella di asheville è la vita notturna. E quindi siamo usciti, mangiato bene super bene cucina del sud con aperitivo "entree" spettacolare con pane buono! caldo e miele e marmellata. Poi, per l'allegria di Dario, siamo andati in un bar dove a mezzanotte ci sono le dragqueen. Raquel ci convince, dicendoci che gli spettacoli drag sono una figata, a Madrid, appunto. Ma ad Ashevile no, dovremo recuperare a Ny, perché le tre dragqueen di asheville non facevano tanto oltre a canticchiare in playbeak e a prendere soldi dal pubblico. c'era la dragqueen con la faccia da ananas, quella nera che sembrava davvero una donna, e poi la capa, stilo david bowie, che ha chiesto al pubblico se c'era gente che era lì per la prima volta, e noi abbiamo fatto finta di niente, mica volevamo dire a tutti che non c'entravamo niente e che venivamo da new york ma in realtà dall'Europe, perché nessuno ci crede quando diciamo che veniamo da new york? Che poi il bar, gay, era anche carino, ma Priscilla la regina del deserto non é apparsa, siamo tornati in ostello, un pò ubriachi e contenti, di stare insieme nel north carolina. Ora c'è proprio la nebbia nelle smoky mountains, ascoltiamo vic chesnut e collassiamo un pò in questo trip mentale tutto bianco. Non possiamo neanche aggiungere foto nel blog, ma immaginatevi il bianco, la nüfenen con la nebbia, con gipponi più grandi dei nostri e qualche indiano che cavalca facendo rumore con la bocca, questo nella vostra immaginazione. Pur essendoci un sacco di assurdità qui é difficile, quasi impossibile non pensare a chissà com'era prima. Com'era questo paese quando i coloni erano ancora a casa, quando i nativi mangiavano ostriche e cacciavano bufali? É assurdo, difficile da conciliare, difficile, impossibile da dimenticate. Perché poi una volta che si pensa agli indiani, ai nativi, poi ci sono i neri, gli schiavi e il discorso diventa un altro ancora, e non si finisce piú. Ma la storia é così giovane qui che ci sentiamo vecchi, e pieni di giudizio, perché non se ne parla mai abbastanza, della storia, di tutta quanta. Questa sera dovremmo arrivare, nebbia permettendo, a Nashville. Country music, sale da registrazione per un'ora dai 20 ai 100$, stivali da cow boys compresi nel prezzo con l'hot dog e la coca.
Sunday, May 13, 2012
12 maggio
Dormito nel motel che uno s'immagina di voler dormire e dirsi, sono in america. Il motel un pò zozzo, il ristorante grezzo di legno vecchio. La coppia, con la nonna col cane malato seduti sotto il portico davanti alla loro camera. Il cane malato che vuole entrare in camera. Il cartello con la scritta motel che non s'illumina perché troppo vecchio, le harley che si fermano, le macchine che partono clacsonando come saluto. E il silenzio della notte. Dal visitor center di Roanoke, la signora Barbara ci ha aiutato a trovare da dormire, visto che questa é la settimana della fine del semestre universitario e ci sono le varie consegne di diploma, compresa Michelle Obama (Barak é alla Columbia, per la tristezza di France e Dario che si perdono Mr President) e quindi nelle città universitarie tutti gli alberghi sono pieni. Avevamo quindi riservato una rustic caban senza gabinetti, ma passando da Floyd, sapendo che volevamo tornarci perché il venerdì sera ci sono concerti e la gente suona per le strade senza pensare alla gente attorno, nel senso che la gente suona perché ama suonare, esce di casa con la chitarra, il basso o il banjo e ritrova gli amici, e suona, cosí. Fermandoci al motel vicino e decidendo di non andare fino alla rustic caban riservata abbiamo visto Floyd presto, la gente per le strade, la ginger beer analcolica e la pizza più buona degli stati uniti, proprio a floyd. E i fratelli che gestiscono la pizzerie-birreria con la faccia lunga da cow bows. Raquel quasi quasi vuole comprare il motel e trasferirsi nell tranquilla floyd. Se lo fa floyd diventerà la nostra meta di vacanze delle prossime vacanze, ma visto che ci siamo dimenticati di chiedere il prezzo di vendita, non sapremo mai se era per mezzo milione o duecentomila dollari, peccato, avevamo scommesso e ci piaceva l'idea di saperlo buonmercato. Ma che poi era davvero zozzo, ma tanto romantico.
11 maggio on the road
Prima tappa del nostro roadtrip: Shenondoah National Park.
Dopi aver analizzato la strada abbiamo deciso di non andare sulla costa est a fare barbecue in posti probabilmete falsamente lussuosi ma di restare nell'entroterra ed avvicinarci verso il parco nazionale con la sua strada
panoramica Skyline Drive, che è davvero panoramica e bellissima. Una volta che si esce da New York ci chiediamo perché non siamo usciti di più. È che quando sei dentro sei preso dal vortice della grande città, e i niuiorchesi credono davvero di essere i migliori e di vivere nella migliore città del mondo. Così volendo o no ci siamo fatti prendere da questa cosa. Ora, viaggiando con la nostra super macchina rossa ford explorer con Dario e Raquel ci sentiamo un pò vagabondi e come sempre ci piace. Per la prima volta dopo tanto tempo respiriamo aria pura, il nostroo sguardo viaggia lontano e si perde e la notta vediamo le stelle. Che belle le stelle. tUtto è diverso qui, anche le stelle, le costellazioni non sono dove siamo abituati a vederle da noi, ma hanno sempre quel fascino che si prova quando si è in vacanza e ci si lascia andare al mistero del non salere esattamente ch eora è e che giorno è. Ed è bello viaggiare con amici, quello giusti. Dario, il compagno di gruppo ventimigliese degi Henry's Memories di France, ma immagino che lo sapete già visto che fin dall'inizio abbiamo ocndivisio con lui gran parte delle nostre serate e avventure e Raquel, amica madrilena vagabonda conosciuta nel primo corso che ho fatto e che mi ha introdotto nel mondo della scrittura. Raquel continuerà a vagabondare sola dopo di noi. Dopo New Orleans continuerà in treno verso Los Angeles, poi verso San Francisco, Seattle, Chicago e infine New York. Insomma, si spara il giro degli Stati Uniti in tre settimane. Il confine degli Stati Uniti in treno. Chissà come sarà. Stavamo pensando con france che potrebbe essere un'idea anche per il nostro viaggio in agosto. Visto che pensavamo di prendere un mese di vacanza ma che probabilmente, essenco verso la fine del nostro anno ammericano, non avremo più tanti soldi. Vedremo, lasciamo le porte aperte come piace a noi. Il treno è economico, hannl dei fofait un pò alla interrail, solo che viaggiando in treno è difficile addentrarsi nella terra, vedere quell'america degli americani perchè qui, pare, solo gli sfigati prendono il treno, e i turisti. E i treni non sono organizzati e belli come i nostri. Ma almeno ci sono. Altra cosa a suo sfavore, ma questo concerne solo noi, in treno è difficile fare campeggio. E visto pra abbiamo tutto il necessario per farlo, sarebbe peccato nom utilizzare la nostra bella tendina portata finl a New York da Damiano e Lara, il cugino di france e la sua morosa.
In questo momento stiamo viaggiano tranquilli verso Roanoke. A destra e sinistra il verde. Interpol come musica, france guida, dario copilota, raquel vicino a me a destra guarda fuori dal finestrino, starà sognando? Osservando il verde che da tanto non vedevamo? E scrive il suo diario, con penna e carta. Io, a sinistra, guardo fuori, vedo le mucche e mi stupisco di vederne, ammiro il viaggio, mi faccio trasportare dal ritmo della nostra super macchina e scrivo, usando l'ultima tecnologia acquistata, un ipad. Almeno a qualcosa servirà, oltre che ad essere un ottimo perditempo ci permette di scrivere, almeno per ora, di guardare le mail la sera negli albergi, e scrivere sulla pagina fb dei nostri rispettivi compagni di viaggio, come se non bastasse viaggiare insieme. Siamo schiavi delle tecnologia. Di internet, si.
Ora spengo, perchè anche scrivere e basta. in macchina è guardare uno schermo e non fuori dalla finestra. Speriamo di vedere un pò di america zozza e autentica in questi giorni, perchè quello che abbiamo visto fin'ora è fin troppo pulito e finto. Come il concerto di ieri sera nel ristorante del lodge dove abbiamo dormito nel parco nazionale, una specie di blue grass, ma per vecchi pensionati, noi, chiaramente, eravamo quello che abbassavano la media dell'età. Ma non abbiamo visto molto, stanchi dal viaggio abbiamo preferito andare in internet, cazzeggiare sulle finte poltrone per poi andare a dormire nella nostra mini camera, a 2 minuti in macchina dal ristorante. ma almeno, e anche questo per la prima volta dopo mesi, abbiamo dormito nel silenzio, senga contare il russare di Raquel e Dario, ma di questo ci si abitua e fa parte del gioco. Che bello!!! Stiamo bene e siamo contenti, più di cosí.... magari questa sera ci fermiamo a Floy, non è sicuro e dioenderà se Roanoke ci piace, ma floy è insignificante. nelle guida è scritto che oltre all'auostrada e ad un'altra strada non c'è niente, ma il venerdì sea la popolazione di. floy si trova a ballare. Ma mi raccomando, non si beve e non si fuma, saranno mormoni??
abbiamo visto e sentito
un cucchiaino nel ristorante, steso sulla moquette per almeno dieci minuti. I camerieri indaffarati non si preoccupano, o non lo vedono. Ho pensato al racconto di buzzati sulla goccia che sale, e ho pensato alla mia amica romi.
- il te freddo zuccherato nella pizzeria di port franc e la telefonata per riservare la camera nel parco nazionale
- france che all'uscita del parco nazionale questa mattina non si ferma davanti al ranger. ma che poi si è sentito pure in colpa! ma abbiamo risparmiato ben 51dollari!!yeah
- france che suona come ninna nanna per la buonanotte
- la colazione davanti alla nostra capanna
- il freddo polare nella nostra stanza
- france e dario che suonanl prima di colazione, gli henriy' memories sono davvero in tournée!
- nel parco abbiamo vito 4 cerbiatti che posavano per noi per la foto... e un orso!!! in orso selvaggio, un orsetto ma un orso. È la prima volta per tutti noi, ma visto che nel parco si può campeggiare liberamente, non sono orsi mangia-uomini, almeno quello
Monday, May 07, 2012
Touche
Sperando che non sia troppo melodrammatico-esistenzialista come ogni volta vorrei non fosse quello che scrivo. Ma si, "touche". Quando a scherma sei toccato, perdi, insomma l'avversario ti tocca, ma se non se ne accorge, alzi il dito. Non per dire che devi dire qualcosa, ma senza dire niente l'altro sa che tu sei toccato. Potresti dire "touché" se sei in Francia, o in Svizzera francese, ma qui a New York dicono"touche" senza l'accento sulla e. Oppure non si dice niente, appunto, e si alza il dito. È universale. E mi piace molto. Mi piace la tradizione della lingua francese nella scherma, mi fa sentire a casa. E mi fa viaggiare. E ora che da voi è già l'8 vi scrivo ancora da ventenne, ma lì da voi non lo sono più. Chissà com'è avere il 3 davanti, un bel numero primo e un tondo tutto tondo dopo. Che poi dico touché perchè mi piace il gesto. È elegante, bello. Bello. Come ci insegnano a non dire a scuola. "C'est beau", come dice la mia amica Muriel a Bruxelles, con l'accento sulla ô. Mi piace perchè è bello. Punto e basta. E domani per inaugurare questa nuova era vado a vedere Cindy Sherman e penserò a voi. E un pò anche a me, a noi. Ora vado ad allenamento, ad alzare chissà quante volte il dito. Ciao!
Going South
Ma il viaggio ricomincia la settimana prossima. Giovedì con i nostri amici Dario e Raquel noleggiamo una macchina e ci dirigiamo verso Sud. Destinazione: New Orleans, passando per la costa della North Carolina, Memphis, Nashville e seguendo il Mississipi. Ci rendiamo conto che sono sei mesi che stiamo chiusi in questa scatola gigante che é Manhattan, a parte piccole fughe sporadiche. La voglia di viaggiare c'é, per carità. Ma qui si sta bene, c'é tutto per sentirsi pericolosamente a casa. Ci sentiamo a casa, sì, e dopo un periodo di visite intense e cene di ogni tipo in giro per la city eccoci a viziarci di cibo pure a casa. Cozze, con polpo ed asparagi, colazioni mediterranee, brunch all'inglese (leggerissimo rispetto al French Toast, ma con uova in tasca!!! yeah) ed infine: Pizza! come a casa. Buon app!
Sunday, May 06, 2012
A metà
Oh! E un po'che non scriviamo su sto blog. Ma non temente, credo sia perché cominciamo a sentirci in un qualche modo parte di sta città e meno in viaggio come all'inizio. E c'é quindi meno il bisogno di buttare giù le impressioni di questi momenti, di questi mesi. Sbagliato! Sempre scrivere, scrivere di tutto, scrivere del tempo, di quel che facciamo, di musica, di noi, di voi e di loro. Degli incontri, delle scoperte, della routine e delle cose che attraversano la testa. Scrivere é sempre meglio che non farlo.
Ultimamente abbiamo avuto parecchie visite, visite che continueranno nei prossimi mesi. Ci fa piacere vedere amici che non vediamo da un po', ci fa ricordare quel che siamo e da dove veniamo. Dopo quasi sei mesi qui facciamo un piccolo bilancio: avremmo voglia di restare qui ancora un po'? Se ne avessimo la possibilità con il lavoro e con la grana $$$ (oltre ai vari permessi per poter rimanere) ci piacerebbe anche poter restare, ci troviamo bene. Staremmo pure qui a fare la vita da artisti esistenziali un altro paio di trimestri. Ma, forse, anche no.
Anyway, rileggendo quel che scriviamo trovo che quel che ci interessa e che riteniamo importante scrivere in questo blog sono spesso le interazioni con la gente, che siano amici o sconosciuti, gli incontri fatti. Le storie che vediamo e che ci piace riprendere e raccontare. Entrambi con i nostri lavori raccontiamo in qualche modo storie. Aline le scrive con la sua scuola di scrittura di sceneggiatura, ed io studio i percorsi di vita con i dati americani che sto analizzando. Poi al di fuori del lavoro, quel che rimane più interessante per noi é l'immediato e l'interazione quotidiana, dove si é e che diventa a far parte di noi. E per questo le strade di NY sono veramente un grande laboratorio all'aria aperta.
Mi viene voglia di rifare una lista non esaustiva di quel che abbiamo fatto in questi mesi, per non dimenticarlo, per farvi immaginare quel che facciamo quando non dormiamo e non lavoriamo, perché appunto sono le cose che più rimangono e più danno le emozioni che rimangono. Sono le cose che si annidano e che scolpiscono l'essere.
Abbiamo seguito Jalalu con il suo corno delle Alpi in spiaggia, sui tetti dei palazzi, a Times Square e in altri posti. Abbiamo tifato contro i NY Rangers al Madison Square Garden. Abbiam mangiato polipo, pesce fritto, white sniper e branzino ad Astoria ed espolrato un parco nel Bronx in una giornata di sole. Siamo entrati in casa di una pittrice del West Village che ci fa entrare dicendo "Come on in, there are no private spaces", con un appartemanto con una vista da sogno, che sarà presto rovinata dall'ospedale colosasle che le costruiranno lì in faccia. Abbiamo fatto jogging per Harlem, respirato l'aria di questa primavera che va e che viene, e che poi ritorna; abbiamo fatto il brunch al Coral, nel West Village ed a Brooklyn in una giornata di pioggia. Abbiamo cenato al Kuma Inn senza sapere che é un ristorante dove ci si porta il vino da casa. e poi ci abbiamo ricenato con il vino. Abbiamo mangiato all'American Legion e assistito al primo ed unico Alphorn blues in Harlem. Abbiamo bevuto BrooklynLager direttamente dalla fonte e collassato al Flea Market di Williamsburgh. Abbiamo comprato magliette di seconda mano gialle e luminescent, fatto giri in bici, scoperto le case meravigliose e gli angoli segreti del quartiere che abitiamo e che sta diventando parte di noi. Abbiam visto i Melvins. Abbiamo camminato in riva all'Hudson vestiti di colori e abbiam fatto la spesa al tramonto.
Bronx
Super pesce in Astoria
Brunch
Highline
Melvins
Coney Island e i rave party
Sulla scatola è scritto "I just adopted my new best friend"
ma non abbiamo capito che diavolo di best friend
Serata sorpresa di compleanno con il Jenga
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