Il Flusso

The Map

Tuesday, June 12, 2012

Bici!

Gli ultimi due weekend la temperatura e la meteo erano perfetti per andare a farsi un giro in bici. Anche se NY non é proprio una città bike-friendly, trovo che la bici sia il mezzo ideale per visitarla se si disponde del tempo e della voglia (oltre che della bici, già!). Ci si rende conto di come le strutture e la popolazione cambiano velocemente da un quartiere all'altro, di quanto é grande sta robba che si sorregge e ci contiene, ci sballottola e ci fa incontrare. Ci si incontra tutti nello stomaco di NY. We are all in this together, una frase che piace dire agli americani, che da una parte ti da sicurezza, ti fa sentire parte di qualcosa, ma dall'altra con certa gente io non voglio proprio aver niente a che fare, altro che tughedder. Ma vabbé. In bici poi, dicevo, si ha la velocità ideale: non troppo lento, ci si ferma quando e dove si vuole, non ci si autoinfligge sofferenza come quando si corre e non si diventa pazzi a cercare un parcheggio o a capire dove si va come quando si gira in macchina in una città. L'ho già scritto e lo ripeto: evviva la bici.

Il weekend scorso siamo andati alla scoperta di Randall Island, un'isoletta all'altezza du Harlem che si può comodamente raggiungere con un ponte pedonale all'altezza della 103th Street. Sull'isoletta ci sono barbecue di famiglie di ogni nazionalità numerosissime e veri e propri party con tanto di insegne e decorazioni, impianto hi-fi e quant'altro. Sull'isola pure partite di baseball, cricket, fresbee e calcio femminile (qui é giocato più dalle ragazze che dai ragazzi) e una vista spaziale su Manhattan da un'angolatura ancora diversa. Assieme a Dario che ci ha seguito nell'impresa abbiamo guardato una partita di calcio femminile (zzz) mangiando un bagel al salmone and cream cheese e abbiamo riso dei messicani che guardavano e applaudivano la partita di calcio alla tele, posizionata dentro un furgone intanto che il resto delle loro famiglie sbragava in riva al fiume. Poi ci siamo diretti nel Queens attraversando il Robert F. Kennedy Bridge. Attraversare un ponte del genere in bici é un esperienza per tutti i sensi; un rumore di macchine insopportabile, vento fortissimo, puzza di smog, umidità estrema che sale dal fiume e ancora una vista che non stanca mai su Manhattan e su tutto quel che c'é sotto. Astoria é sempre una sorpresa, l'ambiene é più rilasato, le case più basse e la gente vive in un quartiere lontano dallo stress della city. In bici si vedono posti che non si potrebbero vedere con un altro mezzo. La gente va a fare la laundry, la gente va al baretto con wi-fi, la gente sta seduta sulla porta di casa. Volevamo pure andare da Rosario per comprare la mozzarella fresca per la pizza della domenica sera ma la domenica Rosario écccchiusò. Li mortacci sua. Poi ci siamo diretti verso il Queensboro bridge. "The city seen from the queensboro bridge is always the city seen for the first time, in its first wild promise of all the mystery and beauty in the world.” ― F. Scott Fitzgerald, The Great Gatsby. E dice tutto. Da fare! Note to self: bisogna assolutamente visitare e / o fare un bbq su Roosvelt Island, l'isoletta che si vede passando dal bridge.

Ieri invece avevamo appuntamento a Brooklyn per vedere Italia-Spagna, a mezzogiorno. Io ci sono andato in bici. Harlem, Central Park verso sud e ancora Queensboro bridge, ma stavolta per uscire da Manhattan e poi giù verso Brooklyn passando per Long Island City, cittadina "far-west" che offre un'angolatura ancora diversa sui grattacilei della city : da lì si vedono a tre quarti e non frontali. Attraversando il Pulanksy Bridge si arriva poi subito a Greenpoint, piena di risotranti polacchi (dove abbiamo poi mangiato - pesantissimo - dopo la partita) e di hipster tatuati e con la maglietta dei Guns'n'Roses, tutti uguali nella loro ricerca di diversità. Per tornare poi, sempre in bici ho preso ancora un altro ponte, il Williamsburg Bridge, con un passaggio pedonale tutto rosso, molto bello (ma con sempre il rumore delle macchine e dei treni che passano sotto, l'umidità, ecc). Poi first avenue tutta verso nord tra il delirio delle buche, dei taxi (meno male che son gialli almeno si vedono meglio), dei bus pieni di turisti, gli odori di cibi e di boh vari, la gente ciocca alla domenica sera, che attraversa la strada col rosso, cinesi, messicani, ebrei e italiani. Ieri era anche il Puerto Rico day, quindi la fifth avenue era una specie di party sud americano. E poi ancora Central park verso nord, con l'arietta fresca della sera che esce dal verde e la puzza di merda dei cavalli che tirano i carreti. E quel pezzetto di discesa in curva prima di arrivare all'uscita per Harlem dove non si può non lasciare il manubrio e sentire l'aria fresca sulle mani, sul corpo, tra i capelli.

Vorrei fare un video con tutti i pezzi che ho filmato girando in bici. Chissà, ora che l'ho scritto qui magari lo farò per davvero.

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