Il Flusso

The Map

Wednesday, August 22, 2012

California Zepyhr


Siamo finalmente sul famoso California Zephyr, appena partiti da Chicago e già fermi da 10 minuti davanti a un fiumiciattolo dove i nostri compagni di viaggio vedono i pesci in controluce. O sono ratti?  Tanta gente che é su sto treno era già sul treno proveniente da Washington o su quello che ha preso Aline da NY. Gente che probabilmente fa sta cosa ogni estate, ex-hippy oramai pensionati con i nipotini, veterani di guerra o, da come dice la maglietta di una tipa grassissima con i capelli lunghi e grigi che a quanto pare é una sceneggiatrice, veterani di pace. Alcuni senza parti del corpo, ciccioni-handicappati che salgono sul treno per primi insieme alle famiglie con bambini, ciccioni che pretendono di essere andicappati e comandano la cena dal ristorante direttamente dal loro posto, vecchi con le magliette della cascate del Niagara o altri posti da turisti americani del genere, un ex-pilota che ora é professore di psicologia a cui tremano le mani, un vecchio motociclista oramai troppo vecchio per la moto e una ragazza cicciottella che giocano entrambi al solitario, su due tavoli diversi. Il controllore pure é abbastanza grosso e mi toccato dentro 2 delle 3 volte che é passato. Ha ripetuto per circa ottomila volte che il lounge da basso é ancora chiuso di non andare giù, che annunciano poi quando lo aprono, non andare giù per favore, once again il lounge é chiuso non andate giù. Quasi quasi volevamo fare un saltino a stocazzo di lounge. E molto interessante interessarsi a questa gente perché sono comunque americani atipici. Gente che passa dalla lounge panoramica e dice che qui é dove le rockstar si riposano, con su la maglietta dei Grateful Dead. E non si sa se spara palle o no ma ha girato con parecchie band, compresi i Greatful Dead, ma ora é in viaggio con moglie e figli.
Il treno é un posto socievole dove volendo puoi parlare per ore ed ore con gli altri. Specialmente in America dove vige il farsi i fatti propri, il treno invece é uno di questi posti dove é consentito socializzare, anzi si deve proprio. Siamo qui ancora fermi, il capotreno non sa più cosa raccontare. Ora il tizio che lavora al baretto sta descrivendo la lista di bevande che ci sono. Presto ci muoveremo, checcefrega, tanto arrivare a Denver un’ora più una meno non fa differenza per noi. Non sappiamo ancora bene dove dormiremo perché abbiamo scoperto in internet che in alcune stanze dell’Hostel dove avremmo riservato ci sono le bed bugs, degli insettini simpatici che se te li trovi a letto te li porti a casa e devi buttare via tutto.
Jack Kerouac prese questo treno per andare da NY a San Francisco e poi al Big Sur per scrivere l’omonimo libro dopo aver trascorso mesi di incubi nella casetta del suo amico scrittore con un nome italiano, in riva a un fiume in mezzo al nulla. Chissà cosa ha fatto Jack Kerouac a Chicago aspettando di salire sul California Zephyr. Magari é andato a ubriacarsi al baretto della stazione, o magari aveva già iniziato la sua cura di disintossicazione dall’alcool. “One fast move or I’m gone”, é un po’ l’idea che esce dal suo libro, una mossa veloce o son fottuto, una mossa verso Ovest per scrivere e liberarsi da quello che ti mette addoso quest’America. In ogni caso noi a Chicago siamo rimasti allo Starbuck con internet e con la puzza di caffé che ora che ci é rimasta addosso e sembra puzza di sigarette, non si sa bene perché. Non ce la facevo a visitare la città un’altra volta come ieri in poche ore e quando é arrivata Aline non c’era più abbastanza tempo per farlo. In ogni caso torneremo tra una settimanella circa e avremo tutto il tempo per visitare questa città.
Siamo ancora fermi a guardare sto fiumiciattolo dove a quanto pare ci sono dei pesci, o dei topi, e lo stare fermi non invoglia alla scrittura. Poi fa pure un freddo laser, e c’ho fame.
(Continuato a scrivere giorni dopo, a Gunnison).
La sera, poi, siamo andati a cena sul treno e ci siamo seduti con una coppia di signori che andavano a San Francisco a trovare loro figlio, sposato con un’indiana. Dopo un bicchiere di vino e dopo avergli detto chi siamo e che cosa facciamo, ma soprattutto dopo il bicchiere del vino che mi hanno gentilmente offerto, la signora é già ubriaca e il signore non se ne sta più zitto. La signora ci fa vedere con il suo nuovo smartphone le foto di suo figlio in facebook, con le orecchie da renna, probabilmente anche lui ubriaco. E poi le foto del matrimonio del figlio, che carini !! Il signore invece sembra proprio in gamba, anche se non se ne sta zitto. Una volta saputo che Aline ha girato dei documentari comincia a dirci i film che secondo lui dovremmo vedere, che li hanno visti al piccolo cinema di fianco a casa loro a Baltimora. Incredibilmente tutti i film che ci dice, più o meno nuovi, sono proprio i film che interessano a noi, sono già sulla nostra lista di film « to watch ». La situazione poi é degenerata, noi non facevamo che assistere passivi tra la moglie ubriaca con le foto del figlio, il treno che ti sballottola di qua e di la, e il signore inebriato dalla sua conoscenza in materia di cinema. Quando poi Aline ha detto che ha girato un documentario in Nepal abbiamo raggiunto l’apice dell’interazione, il signore avrebbe voluto vedere il film in quel momento stesso. In ogni caso glielo spediremo e se lo potrà vedere, se si ricorderà di noi. Ci dice che l’importante nella vita é di fare sempre le cose che ci piacciono. Lui aveva un lavoro che ha mollato per farne altro che ha a che fare con i diritti umani (non abbiamo capito bene). Ci ripete mile volte, come il capotreno, che nella vita si trova sempre il modo per cavarsela. Un po’il sogno americano rivisitato, o più realistico. Alla fine siamo praticamente i loro nipoti, ordinano tutti e due un dolce e ce ne danno più della metà a noi che ne avevamo ordinato uno in due. Ci risentiremo, sicuro, anzi, mo che mi ricordo li aggiungo a facebook. Anche il signore ha facebook, ma lui lo usa solo per controllare cosa fa sua nipote.
La notte sul treno é trascorsa con calma, il viaggio piatto e sereno e anche un po in salita e con qualche sobbalzo ci ha portato fino a Denver. Dove siamo arrivati con 5 ore di ritardo, ma questo é il treno, un altro modo di viaggiare.






1 comment:

guido said...

nipote di ferroviere?